Burocrazia e pignoleria: quando la Fip fa di tutto per far perdere la passione

Dichiarazioni ufficiali da parte del Presidente Damiano Conati:

“Obbligo di defibrillatore: tutti d’accordo perché permette di salvare vite umane e perché le società sono state messe al corrente con un anno di anticipo. Obbligo dell’addetto all’uso del defibrillatore: ovviamente tutti d’accordo.
Ma a stagione ampiamente iniziata ecco la prima regola: l’addetto non può essere un giocatore in campo. Giusto, perché se il malore dovesse venire a lui, chi lo salva? Però se la società ha provveduto a far fare il corso Blsd durante l’estate a tre giocatori proprio pensando a questo dettaglio e soprattutto se la federazione avvisa a stagione iniziata, questo non fa altro che complicare le cose. Ci siamo adeguati con difficoltà.
Ma poi arriva una autocertificazione firmata dal presidente di casa per dire chi è l’addetto al defibrillatore. E poi a fine ottobre arriva un nuovo documento che annulla il precedente con la società di casa che deve compilare con i nomi di tutti i suoi addetti al defibrillatore, spedirla alla Fip e averne una copia a partita. Tutto a stagione ampiamente iniziata. E se per caso il giorno della partita si ammala un addetto e si trova un altro addetto che non è in lista? Non vale.
Succede che tra tutti questi inutili passaggi burocratici, ce ne siamo persi uno e alla partita di Prima Divisione contro Cologna, l’arbitro ci chiede per la prima volta in stagione il documento firmato dal presidente. Mai finora ci era stato richiesto in casa. Errore nostro: non c’è. Il fatto che l’arbitro se ne sia accorto a 5 minuti esatti dall’inizio della partita non aiuta. A tempo di record parte il modulo via mail, arriva ad una gentile famiglia di Sant’Ambrogio (che ringraziamo di cuore), che lo stampa e lo porta in palestra con 7 minuti di ritardo, quindi ancora in tempo per giocare. Però accade che l’arbitro è pignolo, la firma del Presidente non è originale ma stampata e manda tutti a casa dando lo 0-20 a favore di Cologna.
Della partita e della sconfitta non ce ne importa nulla. Mi scuso con i miei ragazzi della Prima Divisione e andiamo avanti.
Però così non si può più stare zitti. Questa federazione sta trattando le piccole società come società di Serie A, non usa il buon senso e fa solo perdere la passione per questo sport.
Il nuovo documento è uscito in questa settimana, la regola in questo anno sportivo e soprattutto IL DEFIBRILLATORE SERVE PER SALVARE VITE UMANE non per compilare stupide carte e perdersi nella burocrazia tipica di quest’Italia.
C’era lo strumento, c’era l’addetto, c’era il suo certificato ed è arrivata pure la certificazione del Presidente a tempo di record in palestra. Però un eccesso esagerato di pignoleria e la più totale mancanza di buon senso porta ad una sconfitta a tavolino ridicola.
Ripeto: ammettiamo la nostra colpa. Ma mi chiedo? Perché nessun arbitro finora ci aveva chiesto il documento con la firma del Presidente? Avessimo perso la prima di campionato in casa, avrebbe avuto un senso, ma non dopo un mese di partite, una delle quali arbitrate anche da un responsabile provinciale degli arbitri. O tutti pignoli o neanche uno.
Detto tutto questo, ho la risposta del perché il movimento basket è in calo e perché il calcio non vedrà mai intaccato tutto il suo strapotere sportivo in Italia. Con una federazione basket che fa perdere la passione di pallacanestro alle società più piccole, si va poco lontani: si perdono dirigenti, giocatori, arbitri, appassionati fin dalla base.
Qualche anno fa un arbitro non mi ha fatto giocare un ragazzo di 13 anni perché su 12 iscritti a referto, due erano marocchini e uno srilankese. Tre extracomunitari, quindi uno doveva restare fuori. Regola di A1, dove tra l’altro ci sono squadre con 12 americani di cui 10 naturalizzati. Peggio ancora: partita di minibasket, avevo un bambino con due anni in meno rispetto all’età di campionato. L’arbitro (un dirigente della squadra che ci ospitava) non l’ha lasciato giocare perché il regolamento non lo permetteva. Aveva 7 anni quel bambino. La prima grande delusione della sua vita. Grazie Fip!
Da quegli episodi ho capito che questa federazione non ha capito cos’è lo sport, cos’è la passione, cosa serve per uscire dalla frase “il basket è uno sport minore”.
Per fortuna c’è il CSI, che ha regole serie, documenti corretti e giusti, ma non si perde nella burocrazia. Tutto il settore giovanile del Basket Fu.Sa partecipa da anni al Csi e non ha intenzione di tornare nel mondo dell’inutile burocrazia e dall’anno prossimo faremo un pensiero anche sulla prima squadra maschile. Il femminile nel Csi non c’è e purtroppo dobbiamo rimanere in Fip, ma, ripeto, controvoglia e con una profonda delusione per tutta questa serie di regole, di burocrazia e di mancanza di buon senso che fanno male allo sport e perdere la voglia di andare avanti”.